Narrazione affascinante e cura estetica nei suoi feed.

L’esperienza con le cantine del mio territorio mi ha spinto a conoscere e a fare ricerca molto lontano da noi, sempre per quella sana voglia di uscire dal proprio recinto. Ho iniziato il mio Wine Tour settimanale e _googolando_ approdo in un attimo nella Napa Valley, mi catapulto come dentro una DeLorean nel 1979 e faccio quattro chiacchiere con due titani del vino: Robert Mondavi e Baron Philippe de Rothschild della famosa Opus One.

Robert Mondavi (anno 1913) è spesso accreditato di aver portato il vino della California sul palcoscenico mondiale. Un pioniere nell'introdurre tecniche innovative di vinificazione in America, come l'uso di botti di rovere francese e la fermentazione a freddo. Riuscì ad influenzanre la percezione pubblica del vino negli USA, il suo impegno per l'eccellenza e la qualità ha aiutato a elevare lo standard dei vini californiani.

Baron Philippe de Rothschild (1902) era membro della famosa famiglia Rothschild, noto per le sue vaste attività bancarie e finanziarie in Europa. Ha preso le redini della tenuta di famiglia Château Mouton Rothschild, a Bordeaux, nel 1922. È stato un innovatore nel campo vinicolo francese, oltre ad essere pioniere nel marketing del vino con la scelta di commissionare artisti famosi per disegnare ogni anno una nuova etichetta per la bottiglia del vino. 

(Occorre essere umili e riconoscere che poco abbiamo inventato di nuovo)

Quali sono i _driver_ vincenti alla base della strategia di brand storytelling di Opus One:

### POSIZIONAMENTO DEFINITO

Robert e Baron insieme danno vita ad Opus One che sin da subito si posiziona quale **simbolo di lusso e qualità** **nel mercato vinicolo internazionale**, rafforzando il concetto, memori della loro partnership, di quanto la crescita passi attraverso collaborazioni internazionali e innovazione interculturale, nel loro caso Francia e California.

### STRATEGIE VISIVE

Eleganza e raffinatezza nei loro feed social sono evidenti. Lo stile visivo impeccabile: ogni post evocativo e narrativo appare come l’intro di un capitolo di una storia più grande, destinato a catturare l'immaginazione e a suscitare desiderio. Le immagini sono curate per esprimere lusso e qualità, con una palette di colori coerente che evoca il vino rosso profondo e i toni della terra dei loro vigneti. Questo look coeso aiuta a mantenere il brand facilmente riconoscibile e memorabile.

### INTERAZIONE CON IL PUBBLICO

Non si limitano a postare immagini; ogni post è progettato per interagire con il pubblico, invitandoli a partecipare alla storia del vino. Che si tratti di condividere retroscena della vendemmia o di invitare i seguaci a eventi esclusivi, **Opus One usa i social media per costruire una comunità intorno al marchio.**

La tua presenza online riflette accuratamente l'eleganza e la profondità del tuo brand?

Scrivimi, potrebbe essere il primo passo per fare ordine.

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Wine tour, il caso di Opus One, capolavoro di brand storytelling

Quanto è facile cadere nella trappola di **dover** riempire i feed delle nostre pagine social, quella pressante preoccupazione di postare per forza qualcosa, solo per mantenere la presenza online. Contenuti spesso ripetuti, scollegati senza alcuna direzione narrativa definita. È qui che si gioca una partita, tra chi crede ancora che i social siano luoghi da riempire privi di potere e **coloro che invece hanno l’ambizione di trasformare la comunicazione del proprio brand in una storia che impatta e che non si esaurisce nel feed.**

Se sei tra questi non puoi saltare un passaggio essenziale, scoprire, ed è un viaggio affascinante se lo compi, **a quale archetipo appartiene il tuo brand**.

Facciamo un esempio: un amico deve presentarti ad una persona importante che potrà cambiarti la vita. Come ti presenta? Sicuramente da parte tua, c’è tutto l’interesse perché lui ti racconti nel migliore dei modi: il tuo carattere, il modo in cui affronti le sfide della vita, le tue ambizioni, la tua filosofia ecc.

Probabilmente, volendo tirare le somme, emergerà che sei un innovatore e hai l’approccio alla vita di Steve Jobs oppure sei metodico e prudente come Warrent Buffet.

Ora, immagina il tuo brand raccontato dal tuo pubblico e prova a comprendere quanto corretta, esaustiva, giusta e coinvolgente deve essere la tua comunicazione affinché da fuori percepiscano esattamente chi sei e riescano a raccontarti, senza correre il rischio di rimanere con poche parole tra i denti.

Faccio alcuni esempi: 

**Nike appartiene all’Archetipo dell’Eroe.** Il famoso slogan “Just Do It” è un invito a superare i propri limiti, proprio come farebbe un eroe.

**Apple appartiene all’Archetipo del Saggio**. È un brand che desidera essere fonte di conoscenza e innovazione chiara, intuitiva. I prodotti Apple non sono solo tecnologicamente avanzati, sono anche strumenti di saggezza che "pensano diverso" e invitano il target a fare lo stesso per migliorare e accrescere la propria esistenza.

**Tesla appartiene all’Archetipo del Ribelle.** Tesla non si limita a vendere auto elettriche; vende un cambiamento ideologico. Sfida lo status quo del settore automobilistico e propone una nuova visione del futuro, più sostenibile e innovativa. 

**Lego appartiene all’Archetipo del Creatore.** 

Arriviamo così a capire meglio quanto possa essere grande l’errore di bypassare nella tua strategia di branding il ruolo degli archetipi. Saltare gli archetipi e non lavorare ad una costruzione chiara dell’identità e dell’essenza del tuo brand equivale a limitarsi: non solo nello scoprire quale volto e quale anima ha il tuo brand ma qual è la sua promessa.

Sintetizzo i rischi:

*   il tuo brand apparirà piatto, generico, peggio dimenticabile.
*   i contenuti appariranno sconnessi rendendo difficile la connessione con il tuo pubblico 
*   in mezzo alla folla di contenuti il tuo brand avrà difficoltà ad emergere
*   sarà difficile creare relazioni, accogliere nuove iniziative se la direzione non è chiara

È tempo di fare il salto e scoprire a quale archetipo appartiene il tuo brand e dare l’avvio ad un viaggio verso il tuo racconto.

Scrivimi.

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